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Ancora 1

                 La ragione per cui la personalità si sviluppa nei primi tre anni di vita dipende dalla purezza del cervello che continuamente, in quel periodo, fa il download dei fatti che osserva senza avere il potere di influire su essi. Solo nelle successive età il bimbo acquisirà le capacità derivanti dall’immaginazione, prima, e dalla consapevolezza, poi. Ma a quel punto la maggior parte del programma mentale sarà stato registrato attraverso il suo inconscio che pesa più del 95% sul conscio e la parte razionale. Da adulto, pertanto, non sarà in grado di capire la ragione della propria personalità in quanto acquisita, attraverso la componente inconscia, in un periodo di assenza di consapevolezza. I nostri comportamenti trovano origine dalle registrazioni dell’inconscio che hanno coinvolto la nostra componente emotiva nei primi anni di vita. Non necessariamente si tratta di accadimenti cruenti per un verso o meravigliosi per l’altro. Sono quelle registrazioni che semplicemente determinano il nostro modo di essere verso gli altri. Noi stessi, mancando di adeguata consapevolezza, siamo stati programmati al peggio delle nostre potenzialità e probabilmente siamo molto meno felici di quanto potremmo esserlo.

Basti pensare al trauma con cui la nostra società porta alla luce i nuovi individui e il suo impatto nella mente ancora vergine dei neonati: dopo nove mesi ovattati di buio, di pace e di relax, il nascituro è accecato da riflettori, assordato dalle urla eccitate di tutti, tirato per la testa e trascinato con forza, preso per i piedi, sculacciato sino al pianto, posato nudo su una fredda bilancia e avvolto in un panno ruvido. Senza parlare dei modi traumatizzanti con i quali i bambini venivano, e forse ancora vengono, coccolati sic! Mi limiterò a riportare la dolce nenia che mi veniva cantata, ancora in fasce, dai mie familiari:

Ninna nanna, ninna oh,

questo bimbo a chi lo do?

Lo darò alla Befana,

che lo tiene una settimana.

Lo darò all'uomo nero,

che lo tiene un anno intero.

Lo darò al gatto mammone

che lo mangia in un boccone.

Poi è comprensibile che qualcuno da adulto tenda a scansare i gatti neri, opponga resistenza ad addentrarsi nell’oscurità o provi disagio davanti a persone di colore o vestite di nero...

L'inconscio e il trauma dell'uomo nero

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Ancora 2

perchè gli attuali bambini sono irrequieti?

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                 Il cervello ha due emisferi: quello destro “emotivo” e quello sinistro “razionale”. L’uno ha bisogno dell’altro e di entrambi ha bisogno l’uomo. Pensiamo a come potrebbe essere piatta la vita fatta di numeri, di calcoli, di ordine e di routine senza quelle emozioni che colpiscono l’emisfero destro quando incontriamo la ragazza del cuore, quando osserviamo un tramonto, quando scriviamo una poesia e anche quando patiamo un torto, una violenza o la perdita di un congiunto. L’optimum per una vita serena sarebbe quello di avere ben bilanciati i due emisferi che dipendono dall’efficienza del corpo calloso responsabile della comunicazione tra i due. Se un individuo, morso da un cane all’età di tre anni, avesse già posseduto uno stadio riflessivo superiore, avrebbe potuto evitare il trauma, che da adulto lo tiene lontano dai cani, riflettendo sulla circostanza che ha determinato il morso, come ad esempio l’invasione del territorio di un cane da guardia. L’importanza della comunicazione tra i due emisferi emerge allorché si parla della necessità di elaborazione di un lutto o di un trauma in genere. La mancanza di razionalizzazione dell’evento traumatico può causare profonde sofferenze se resta ancorata nell’emisfero emozionale destro.

Se non siamo in grado di gestire la nostra impulsività e i nostri errori relazionali, se non abbiamo il dominio della nostra esistenza né il controllo razionale della nostra vita, dipende dalle nostre esperienze emotive più significative registrate dall’inconscio senza che sia potuta intervenire per tempo la razionalizzazione delle esperienze medesime. Ciò anche perché le più forti e determinanti registrazioni avvengono nei primi anni della nostra vita.

Un aspetto molto attuale, che può essere spiegato dalla suddetta struttura mentale, è quello della generale irrequietezza delle nuove generazioni. Da qualche anno si assiste a una progressiva difficoltà a gestire i bambini sempre più esuberanti, rumorosi, impertinenti e bizzosi. Nell’ambito delle mie conoscenze ho riscontrato in modo generalizzato che per i nonni, rispetto al passato, i nipotini oggi rappresentano più un problema e un motivo di stress che non uno di gioia. L’affetto è presente, indubbiamente, ma quando si tratta di tenerli per più di mezza giornata si insinuano preoccupazioni e stati ansiosi nei quali si innestano temibili sensi di colpa.

I cambiamenti che sono intervenuti nella quasi totalità delle nuove famiglie in realtà sono vari e importanti. Rispetto al passato, entrambi i genitori sono obbligati a lavorare e, inoltre, sempre più numerose sono le famiglie che si sfasciano. Sono fenomeni che tendono a creare sensi di colpa in entrambi i genitori. Come si fa a sgridare e disciplinare un bambino con cui si sta in compagnia solo 2 o 3 ore al giorno? In quel poco tempo i genitori anelano di veder il figlio felice e sorridente non certo piangente. Che poi è anche l’atteggiamento dei nonni, per definizione attenti alle esigenze dei nipoti e per vocazione viziatori, presso i quali quasi sempre vengono parcheggiati i bimbi.

Sono atteggiamenti che alla fine tendono a rendere sovrani e despoti i bambini. Nelle moderne famiglie sono cambiate, se non ribaltate, molte abitudini: si sente dire “nonno! Stai zitto altrimenti non sento cosa dice il bimbo…”; a tavola i bimbi sono serviti per primi e si cucinano quasi costantemente solo piatti a loro graditi; la gita domenicale è sempre più influenzata dalle aspettative del bambino e le ferie tengono sempre più conto dei suoi desideri e delle sue esigenze; ecc. ecc. Alla luce di queste nuove prassi, c’è da chiedersi: che cosa registrerà l’inconscio “vergine” di questi bimbi? Se nel corso del loro sviluppo emozionale viene comunicato costantemente, in modo più o meno diretto, che “possono fare e ottenere ciò che vogliono” e che “non sono secondi a nessuno”, quasi sicuramente questi saranno gli input registrati profondamente nel loro inconscio. Risulta inutile pertanto dolersi che oggi i figli sono ingestibili, irriguardosi, maleducati e pestiferi. Da queste personalità cresciute nell’errato convincimento di poter fare ciò che vogliono e di essere sempre i primi, è illogico attendersi che cedano il posto a sedere agli anziani, che si rivolgano con il lei agli insegnanti, che si adeguino a ciò che vogliono gli altri. E non va meglio ai genitori che si ostinano a restare ancorati alla rigida educazione del passato nel gestire i figli. Appena questi ultimi entrano in contatto con gli altri bambini e si rendono conto che ai coetanei è permesso di fare ciò che a loro non è consentito, registreranno enormi frustrazioni, si sentiranno poco amati e svilupperanno molto probabilmente comportamenti patologici. Purtroppo queste generalizzate modalità educative iperprotettive porteranno le future generazioni verso un esasperato individualismo creando eserciti di depressi e di personalità problematiche allorché, usciti dalla protezione familiare, entreranno in una società, peraltro in crisi, piena di frustanti negazioni e ostacoli inattesi. Mi è capitato di incontrare queste nuove personalità nell’ambito lavorativo. Appena assunti sanno già come dovrebbe essere gestita l’azienda e, poco inclini ad ascoltare gli altri, contestano continuamente le scelte dei superiori. Parimenti nelle relazione affettive: al primo “no” o “non ti voglio più bene” incassato dal partner non sono in grado di razionalizzare il rifiuto, cosa per loro profondamente inammissibile, sino a divenire distruttivi verso se stessi (depressione) o verso l’altro (azioni violente). Il peggio poi sta nel fatto che, nel progredire della vita, queste generazioni dovranno relazionarsi con persone che hanno registrato nell’inconscio lo stesso tipo di messaggio “tu puoi fare ciò che vuoi e non sei secondo a nessuno”. È facilmente immaginabile lo sviluppo di conflittualità che dobbiamo attenderci negli anni a venire e di cui già ne cogliamo i primi impulsi.

Se la scienza scoprisse un meccanismo efficace per far funzionare efficacemente il corpo calloso sin dalla tenera età e/o trovasse un sistema infallibile per sovrascrivere le registrazioni disfunzionali dell’inconscio, l’intera società potrebbe veramente aspirare a un vita tranquilla e serena.

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Ancora 3
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           Un valido esempio che demolisce le nostre più profonde convinzioni di vedere l’effettiva realtà delle cose è quello della figura della scacchiera, della quale il cervello rielabora l’immagine che gli proviene dagli occhi e, a suo modo, la razionalizza.

ciò che vediamo è vero e reale?

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Sembreà impossibile ai più ma A e B hanno lo stesso identico colore, tuttavia di fronte all’immagine di una scacchiera il cervello segue la logica e non più la realtà: se quella che gli proviene dagli occhi è l'immagine di una scacchiera, allora B non potrà mai essere logicamente uguale ad A e, quindi, cambia addirittura la sfumatura di grigio, salvo ritornare allo scuro originale mano a mano che gli viene tolta l’immagine della scacchiera. Chiunque può averne la riprova coprendo accuratamente la scacchiera lasciando in evidenza solo le due caselle A e B.

Ancora 4

non vediamo le cose per come sono ma vediamo le cose per come siamo

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                Scusandomi con i vari premi Nobel della fisica per il modo banale con cui riassumo la materia,               sintetizzo qui le principali scoperte della fisica quantistica:

• il creato è fatto di onde di interferenza, di campi magnetici e di energia;

• la materia in sé non esiste, essa è prodotta dalla nostra coscienza (l’osservare trasforma le onde d’interferenza in aggregati di particelle materiali);

• esiste un campo di energia che unisce tutto il creato (cosiddetto “campo unificato”);

• tale campo o etere ha il ruolo di un contenitore, di uno specchio delle credenze che portiamo dentro di noi.

     La materia, a livello subatomico, presenta le caratteristiche tipiche delle onde e solo all'atto dell'osservazione appare formata da corpuscoli. Ad intuire la duplice natura, corpuscolare ed ondulatoria della materia fu il matematico e fisico Louis De Broglie (1892-1987) che ottenne il premio Nobel nel 1929. Le proprietà delle vibrazioni dell'onda quantistica furono descritte matematicamente dalla equazione d'onda di Erwin Schrodinger matematico e fisico austriaco (1987-1962) che per tale scoperta nel 1933 fu anch'esso insignito del premio Nobel. Numerosi esperimenti condotti e ripetuti nel tempo (noto quello della “doppia fessura”), dimostrano come le particelle subatomiche in cui si compone la materia si manifestano soltanto nel momento in cui sono osservate. Fino a quel momento, cioè fino a quando "qualcuno" non le osserva, esiste solo il potenziale della particella sotto forma di un’onda energetica, che contiene in se tutte le possibilità. La quantistica ha scoperto un mondo difficile solo da immaginare. Ciò che esiste là fuori è un vasto oceano di onde e frequenze e la realtà ci appare concreta soltanto perché i nostri cervelli sono capaci di trasformare questa forma olografica indistinta negli elementi più basilari e negli oggetti familiari che formano il nostro mondo. Come riesce il cervello (composto anch'esso da frequenze di materia) a prendere qualcosa d’inconsistente qual è una nebbia indistinta di frequenze e a trasformarla solida al tocco è il vero mistero. Qual è la realtà e quale l’illusione? Probabilmente sono entrambi reali o, meglio, nessuna delle due rappresentazioni è reale.

     Sulla base di queste scoperte, propongo nell'opera la mia teoria "dei mondi individuali”. La fisica quantistica potrebbe aver fornito la prova scientifica dell’esistenza materiale delle mappe mentali individuali. Sono fermamente convinto che la maggiore criticità dell’essere umano, da cui derivano lotte e infelicità, sia quella di “rifiutare i mondi” individuali degli altri esseri umani come lui. Risultiamo tutti cristallizzati all'interno della nostra personalissima visione del mondo sulla quale abbiamo costruito una “mappa mentale interna” autoreferenziale che ci fa ritenere costantemente quel mondo come l’unico, il più giusto, il più oggettivo e il più corretto possibile.  Non ci poniamo mai, o quasi mai, la possibilità che un altro individuo possa vedere e interpretare il mondo in maniera diversa dalla nostra. Per le risultanze della quantistica non solo ogni individuo penserebbe il proprio mondo in base alla propria conformazione e alle proprie esperienze, ma ne sarebbe anche il creatore materiale. Da qui si  comprendono i conflitti relazionali tra individui se non inseriti in una consapevolezza cosmica. Invece di atteggiarci a ricercare la giusta via tra le tante possibili, tendiamo a non riconoscere, addirittura a non indagare, le differenze di “vedute” esistenti tra noi e gli altri, e ad applicare indifferentemente quelli che sono i nostri schemi mentali, senza fare nulla o quasi per entrare nel mondo dell’altro! Sembra proprio un fenomeno che fa parte della natura umana e della realtà delle cose. Il nostro punto di vista risulta unico ed irripetibile esattamente come unico e irripetibile è ciascuno di noi. La realtà diventa la nostra realtà. Adesso la nuova scienza ci dice che questa visione individuale coinvolge anche la componente materiale del mondo.

    Su questi aspetti si identifica un fortissimo collegamento tra la fisica quantistica, la psicologia, l’epigenetica e la quasi totalità delle discipline scientifiche: tutte parrebbero trovare la loro più intima ragione d’essere nella “coscienza” individuale. Il meccanismo da cui origina la nostra unicità e individualità e che ci rende, al pari di Dio, “creatori” del nostro mondo è quello che la quantistica chiama “collasso della funzione d’onda”. Se le onde di energia diventano particelle materiali per il semplice fatto di essere osservate, pare evidente che la forma assunta dalla materia, derivante dal collasso della funzione d’onda, dipenderà dal modo squisitamente individuale con cui l’osservatore avrà “osservato”. In conclusione la quantistica conferma che ogni persona è unica, vive, pensa, vede e costruisce mentalmente e materialmente il proprio mondo che, nella sua interezza e complessità resta irraggiungibile dagli altri individui.

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               Un’altra scoperta della fisica quantistica è quella per cui due particelle di energia pur essendo distanti milioni di chilometri tra loro, comunicano, nello stesso momento e in perfetta coscienza. Se quelle stesse due particelle risultano in realtà la stessa particella simultaneamente presente in luoghi differenti; cosa significa per la nostra comprensione? L’unica spiegazione è che siamo fondamentalmente “Uno”, uniti nell’Unico Campo Unificato e che le “distanze locali” sono solo un’illusione, in quanto la materia non è altro che pura Coscienza-Energia (Pensiero e Informazione) condensata in forme differenti (locali).

     Einstein: “Quel che abbiamo chiamato materia è energia, la cui vibrazione è stata cosi abbassata da essere percepibile ai sensi. Non c’è materia.” In realtà nulla appare e scompare, si muove o cambia, è solo la nostra percezione della realtà, la nostra coscienza che dà la sembianza del cambiamento. In altre parole, tutta la realtà, tutto il tempo, tutto il movimento, sono il risultato della coscienza in movimento. La fisica quantistica ci dice che non c’è moto nel mondo fisico e la realtà è un balenare fuori e dentro l’esistenza. È solo perché noi tutti condividiamo un sostanziale comune senso della realtà che sorge il tempo sul nostro mondo.

     Per liberarci dalla vecchia mentalità dobbiamo essere consapevoli di doverci spogliare della nostra cultura ancorata alla vita e alla morte, allo spazio e al tempo. Si tratta quindi di cambiare il nostro senso della realtà, messo a dura prova dall'educazione e da tutti gli insegnamenti che abbiamo ricevuto nell’ambito di una cultura secolare sostanzialmente conservatrice. Supponiamo di porre uguale a 1 km il percorso dell'orbita descritta dalla Terra intorno al Sole (in realtà essa è di 938.900.000 km e la Terra la percorre alla velocità di 106.000 km/h). Ebbene, posta questa supposizione, posso dire il tempo di 70 anni da me vissuto equivale ad avere percorso 70 volte il giro di rivoluzione intorno al Sole e cioè di aver percorso 70 km. Di conseguenza si conferma l'equivalenza SPAZIO = TEMPO.

     Noi tutti possediamo queste informazioni, ma siamo stati condizionati a non vederle. Aggiungendo queste considerazioni alla sostanziale inesistenza del peso della materia, noi compresi (che crediamo di avere ma fuori della gravità terrestre fluttuiamo senza peso), si allarga l’equivalenza: SPAZIO = TEMPO = PESO. Elementi che rappresentano uno stesso punto-avvenimento di un infinito che non ha in realtà dimensioni rappresentabili. Se riuscissimo a veicolare l’individualità della nostra mente, capiremmo da soli che il tempo effettivamente non esiste: esso misura semplicemente la nostra posizione nello spazio. Ciò che Sant’Agostino intuì (frazionando il tempo all’infinito esiste solo il presente) è anche razionalizzabile nella realtà di tutti i giorni. Il tempo non è una misura assoluta uguale per tutti ma è relativa e varia non solo a seconda della percezione individuale ma anche a seconda della posizione che ciascun individuo occupa nello spazio: il tempo, con il suo scandire, non è altro, per noi terrestri, che il movimento compiuto dalla terra nello spazio intorno al sole. Uno spazio che è stato da noi artificialmente suddiviso in spicchi di un’ora. Se a casa mia sono le 20, a New York sono le 14. Se mi metto in cammino verso New York, viaggio nel passato? Evidentemente no, perché esiste solo il presente cosciente inserito nel campo unificato della pura Coscienza-Energia (Pensiero e Informazione) di cui è fatto l’Universo. Ciò che state leggendo non ha peso, non ha spazio e non ha tempo, è pensiero e informazione sulle cui basi costruiamo il nostro mondo artificialmente individuale.

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esiste il tempo? O è solo una nostra percezione?

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Ancora 6

               Tutti i versanti scientifici e religiosi indagati dal libro, sono concordi nel definire gli esseri umani come unici e irripetibili. Ne è ulteriore conferma l’unicità del DNA, dell’iride, dell’impronta digitale, ecc.  Una diversità che parrebbe essenziale per produrre un ampio e diversificato numero di informazioni per l’evoluzione dello Spirito universale che, viceversa, è “uno” e unito indissolubilmente. A tale scopo le anime individuali si calano in corpi fisici la cui dimensione materiale consente, oltre alla percezione dello spazio/tempo, l’immersione nella “polarità” atta a consentire infinite sfumature esperienziali.

     La polarità che noi viviamo è solo apparenza. In realtà è polare la nostra coscienza calata nel mondo materiale necessaria per fare esperienze. Inspirazione ed espirazione si alternano formando un ritmo dovuto all'alternanza continua di due poli. Se si distrugge il ritmo, si distrugge la vita. L'inspirazione deriva dall'espirazione e senza il suo polo opposto non potrebbe esistere. Se eliminiamo un polo, sparisce anche l'altro. L'elettricità nasce dalla tensione tra due poli, se ne togliamo uno, l'elettricità sparisce.

     La coscienza polare comporta degli inconvenienti tra cui quello di credere che i valori degli altri sono sbagliati. Di più irrita il fatto che non tutti abbiano gli stessi valori per giudicare che cosa è buono, bello e giusto. E così ognuno difende i propri metri di valutazione e passa il tempo della sua vita a cercare di convincere gli altri che sono gli unici validi. Purtroppo anche gli altri pensano e fanno la stessa cosa ma con valori diversi. Ciò che possiamo fare per liberarci da questo handicap ricorsivo e costante è convincerci che all'interno della polarità non esiste bene o male, giusto o sbagliato in senso assoluto. Ogni valutazione è sempre soggettiva e ha bisogno di uno schema di riferimento, che è anch'esso soggettivo. Ogni valutazione dipende dal punto di vista e dall'angolatura di chi osserva ed è perciò giusta se riferita a lui. Questo dualismo degli opposti inconciliabili (giusto-sbagliato, buono-cattivo, Dio-diavolo) non ci porta fuori dalla polarità, ma ci fa sprofondare sempre più in essa. Dovremmo renderci consapevoli che tutti i punti di vista, tutti gli aspetti polari sono la faccia della stessa medaglia, essendo essi parte dell'unità e con un giustificato motivo di esistere. Ogni polo deve la sua esistenza all'altro suo contrario ed è in grado di esistere solo grazie all'altro. Come l'inspirazione deve la sua esistenza all'espirazione, così anche il bene deve la sua esistenza al male, la pace alla guerra, la salute alla malattia. Sembrerà assurdo ma il migliore alleato del bene è il male: è quest’ultimo che permette al bene di poter esistere. Tuttavia gli uomini non rinunciano a voler sempre soltanto un polo e a combattere l'altro. Per altro chi combatte un polo, combatte l'universo stesso perché ogni parte contiene il tutto. Le tensioni umane dovrebbero servire in realtà a un unico scopo: a diventare più consapevoli piuttosto che a modificare le cose. Non c'è niente infatti da modificare e migliorare all'infuori della propria visuale. L'uomo non è, come crede, una vittima delle circostanze esterne, ma è lui stesso a creare il proprio mondo esterno attraverso il suo modo di essere. Lo conferma l’esistenza di persone infelici che credono di essere felici, gente disonesta convinta di seguire i crismi dell’onestà. Malvagi convinti di fare del bene. Ciò che è umano è relativo a se stesso: è documentata l’ostentata religiosità dei mafiosi.

     Proprio attraverso i diversi atteggiamenti degli individui e dal contrasto che ne deriva può scaturire l’informazione evolutiva di cui ha bisogno l’anima. Essa non potrebbe evolvere se esistesse solo il bene, il buono, il giusto, ecc. Concetti anch’essi che evolvono e si sviluppano attraverso un continuo scambio d’interpretazione tra esseri umani con mappe mentali e comportamenti del tutto individuali. La polarità pertanto agli occhi dell’anima è pura illusione, tanto quanto la materia stessa. Lo spirito sa che “tutto è uno”. È su tale presupposto che il libro titola “Uni – Verso – Uno” dove quell’Uno da sempre esprime, anche dal punto di vista numerico, tutto il proprio significato metafisico. Se cerchi di dividerlo, attesta la sua indissolubile unicità (1:1=1). Se cerchi di moltiplicarlo, dimostra tutta la sua avversione alla pluralità riaffermando l’individualità (1x1=1). Solo se lo addizioni a se stesso, riconoscendone pienamente la sua singolarità, acconsente a espandersi da Uno verso Uni sino all’infinito (1+1+1+…= ∞). Se infine cerchi di sottrarlo ti nega un qualsiasi valore (1-1=0) insegnandoti che il ripudiarlo non porta da nessuna parte. 

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la polarità ha la sua ragion d'essere

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Ancora 7

               I più importanti settori scientifici (psicologia, neurologia, biologia, fisica quantistica, ecc.) confermano l’esistenza dei mondi individuali. Questi giovano all’evoluzione dello spirito attraverso la nostra anima. L’anima individuale rappresenta la vera essenza dell’essere umano, celata sotto la crosta ingannevole di un corpo materiale. Per l’anima la materia è solo condizione necessaria per avere il tempo di fare esperienze ed evolvere attraverso le infinite sfumature che la polarità della materia stessa è in grado di manifestare. È nell’abito di queste due variabili, tempo e polarità, che si esprime il libero arbitrio degli esseri umani che vivono, ciascuno, nel loro personalissimo mondo.  Questo spiega anche il tempo e il perché l’essere umano possa vedere il passato ma non il futuro. Se potesse leggere il futuro, come fa col passato, avrebbe l'immediata conoscenza delle proprie esperienze e delle proprie scelte. In quest’ottica, anche la morte assume, non solo una giustificazione, ma anche un importante ruolo.

Lo scopo della vita non è, infatti, la sopravvivenza indeterminata del corpo fisico, ma il raggiungimento degli obiettivi dell'anima, la quale si realizza più facilmente grazie alla produzione di informazioni attraverso esperienze vissute in più e diversi corpi fisici. La metempsicosi o reincarnazione è alla base di questo concetto. Questi corpi fisici devono poter evolversi nel tempo, come dall’ameba ai pesci, o come dal primo australopiteco all'uomo moderno e devono poter vivere in condizioni molto diverse tra loro per avere la possibilità di vivere esperienze il più possibile disparate.

     Se non intervenisse la morte del corpo materiale le prime forme di vita apparse sul nostro pianeta sarebbero state immortali e avrebbero impedito l'evoluzione della vita stessa verso strutture sempre più complesse rimanendo allo stato di ameba. E, più che conta, il lettore che legge queste righe non avrebbe mai avuto la possibilità di informarsi perché non sarebbe mai nato. Solo questo semplice aspetto è la prova provata per cui la morte è fondamentale per la vita e l’evoluzione. Proviamo a immaginare un mondo dove ogni essere vivente, dal più piccolo virus ai dinosauri, non fosse mai morto, mantenendo invece la possibilità di procreare. La sovrappopolazione del pianeta avrebbe reso la vita impossibile già milioni di anni fa e noi oggi non potremmo essere quello che siamo. Senza l'evoluzione del corpo, l'evoluzione dell'anima non sarebbe possibile. Essa infatti non avrebbe potuto acquisire esperienze se fosse sempre stata prigioniera nel corpo di un insetto o di un dinosauro. Questo probabilmente è l’aspetto che manca alla teoria di Darwin.

     Nella dimensione materiale la vita, dovendo sottostare alle proprietà del tempo, non può che avere la morte come esito finale. In questa stessa dimensione materiale la morte assume quell’aspetto polare che trova al suo estremo opposto la vita. In mezzo vi sono le infinite sfumature delle percezioni umane. Ciò fa comprendere l’ineluttabilità della morte nella dimensione materiale. Nell’ambito però di quella stessa materia che ricordiamo essere, per la fisica quantistica come per la cultura orientale, pura illusione, pura energia, puro pensiero e informazione: elementi che non seguono il destino della materia in quanto espressione di altre dimensioni, di altre vibrazioni. La morte è quindi condizione necessaria alla vita degli stessi esseri umani oltre che alla vita dell’anima e dello spirito. Dal momento che l'anima è immortale, un suo involucro materiale eterno sarebbe stato limitante e poco costruttivo, non solo per lei ma per tutto l'Universo. Se le prime capanne realizzate dall’uomo fossero state eterne nessuna impresa edile avrebbe avuto lo stimolo a costruire abitazioni sempre più evolute. Lo stesso dicasi per l'anima nei riguardi del corpo materiale. Per l'anima, la morte del corpo non solo non è affatto un evento traumatico e infelice, ma corrisponde a una vera e propria rinascita. Le nascite e le morti sono elementi essenziali della continua evoluzione, utili all’individuo, all'umanità e all'Universo.

     L'anima non teme nulla, non si attacca a nulla e non giudica nessuno, mentre il corpo, per sopravvivere e continuare la specie nello spazio-tempo, deve conoscere la paura, le emozioni e l'attaccamento; è anche per questo che alla nascita si perde la consapevolezza di essere un’anima prima che un corpo. E’ la mente che subentra all’anima per vivere le necessarie e utili esperienze attraverso i segnali inviati e ricevuti dai cinque sensi. Le informazioni che così acquisiamo consapevolmente sono per noi più evidenti di quelle che confluiscono nella nostra anima. I nostri sensi, infatti, non sono predisposti a recepire e comprendere le informazioni dell’anima in quanto lavorano su altre dimensioni. Ciò spiega anche la potenza dell’inconscio rispetto alla mente conscia.

la morte è una necessità!

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Ancora 8

               “L'universo è uno solo, e la sua essenza, la coscienza, è anch'essa una sola. Anche se le menti sono molteplici e creano la percezione dell’individualità, esse sono generate da un'unica coscienza, dal Campo Unificato. I nostri corpi materiali, tutti i nostri organi, cambiano in continuazione, ma noi restiamo sempre gli stessi: è quindi evidente che noi non siamo il materiale che compone il nostro corpo, ma rappresentiamo solo il modo con cui la componente materiale si organizza. In sostanza noi siamo la nostra coscienza in un cosmo profondamente unito, nelle sue molteplici manifestazioni (materia, forza, energia, mente), nel “Campo Unificato” della nuova fisica e che su identifica con la “coscienza cosmica”. Nonostante tutti gli esseri, ai livelli sottili e invisibili siano collegati tra loro attraverso questo campo unificato, al loro livello materiale e visibile non è dato percepire questa unitarietà, questo universo collettivo. Affinché le coscienze individuali progrediscano verso la più efficiente e giusta coscienza cosmica è necessario che le anime individuali si incontrino, si accettino l’una per l’altra e si sentano integrate con le varie espressioni della natura. Questa è la ragione per cui l’amore rappresenta la vera forza universale in quanto esso consente l’attrazione e il confronto benevolo tra le varie specie. Non ci sono altre strade (potere, status, supponenza, egocentrismo, solipsismo, razzismo, odio, inquinamento, ecc.) perché tutti i mondi individuali nascono integrati in un mondo implicito “unico” che non vediamo ma nel quale siamo immersi ben oltre il collo. Purtroppo l’umanità, da vari secoli, ha intrapreso un’errata evoluzione che ci allontana dalla percezione dell’intima unità e correlazione del cosmo per cui dovremmo ritenerci “UNI” che, percorrendo il proprio mondo individuale, viaggiano tutti insieme “VERSO” la coscienza di un cosmo “UNO” e collettivo che travalica la polarità.

     Continuando a seguire la strada della separazione, dagli altri come dalla natura, rischiamo una frattura insanabile tra la nostra coscienza individuale e quella cosmica. Se quest’ultima, che nel regno materiale si esprime per il tramite della natura, si convincerà che la specie umana danneggia il sistema percorrendo una strada senza ritorno, si attiverà per estirpare il virus umano. Non ci sarà consentito di vivere in uno stato disconnesso dalla nostra vera, intima e ultima coscienza. Più disconnessione produciamo, più caos sarà creato nel mondo e più danni si determineranno per la specie umana che già da tempo si trova ad affrontare continue emergenze climatiche, ambientali e sanitarie. E’ già in tutta evidenza come l'umanità sia affetta da molteplici squilibri energetici-organici, distonie neurovegetative, patologie psicologiche, somatiche, traumi e sofferenze di vario genere che, in un crescendo, riducono costantemente le nostre difese immunitarie naturali. Un cedimento che rende i nostri corpi squilibrati e indifesi di fronte sia ai virus esterni che a quelli interni viventi da millenni dentro di noi.” Se vogliamo un mondo pacifico e gioioso per noi e per le nostre future generazioni, dobbiamo cambiare strada.

        Il coronavirus potrebbe essere la dimostrazione che è già troppo tardi.

Il coronavirus proviene dalla nostra coscienza

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